Fino ad oggi in provincia il cemento ha cancellato 50mila ettari, ovvero 500 chilometri quadrati, oltre il 10 per cento dell’intero territorio, un’area pari a quella di otto laghi d’Iseo. È Coldiretti Brescia a lanciare (l’ennesimo) allarme sul consumo di suolo, ponendo l’accento sulle conseguenze: aumenta i rischi idrogeologici— perché sottrae terreni drenanti alla forza delle piogge— e crea un
problema di approvvigionamento alimentare, perché diminuiscono i campi coltivati. Anche se la terra si riduce, mentre il numero di mucche e vitelli da carne è aumentato di poco negli ultimi 30 anni (erano 510 mila nel 1990, oggi sono 40 mila in più), quello dei suini ha avuto un incremento pazzesco e poi si è assestato. La banca dati di Regione Lombardia non mente: erano 703 mila nel
1990 ed oggi sono quasi il doppio, un milione e 315 mila. Resta il fatto che ad oggi nella nostra provincia — o meglio nella sola Bassa — si alleva il 15% di
tutti i maiali d’Italia (8.543.000 nel 2020), quasi 200 mila in più di quelli allevati in tutta l’Emilia Romagna.