Brescia “Caso Caffaro”. A tre anni dalla riscoperta di “Presadiretta”


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  • Data di creazione 10 Aprile 2016
  • Ultimo aggiornamento 10 Maggio 2023

Brescia “Caso Caffaro”. A tre anni dalla riscoperta di “Presadiretta”

Dopo il primo scoop de “La Repubblica” del 13 e 14 agosto 20011, che fece emergere per la prima volta il gravissimo inquinamento da PCB prodotto dalla Caffaro nella città di Brescia, ci vollero da parte delle istituzioni sei faticosi anni per rimuovere nella morta gora dell’oblio quell’immane disastro ambientale.

Poi l’inchiesta di “Presadiretta” del 31 marzo 2013 aveva fatto di nuovo deflagrare il “caso” riproponendolo nella sua drammaticità.

Questa volta l’Asl di Brescia, forse anche in forza dell’esperienza maturata, ma soprattutto coadiuvata con eccezionale solerzia dall’Assessore all’Ambiente del Comune di Brescia, era riuscita a ricacciare nella morta gora il “caso Caffaro” in meno di metà tempo, stabilendo ben presto che la situazione di Brescia, per quanto riguardava la contaminazione da PCB, era sostanzialmente normale per un’area ad intensa industrializzazione: “I livelli di PCB sierici della popolazione Bresciana sono simili rispetto ai valori delle aree italiane ed europee ad elevata
industrializzazione”. Insomma nessun problema.

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