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- Data di creazione 31 Gennaio 2018
- Ultimo aggiornamento 2 Maggio 2023
ATS Brescia – Studio di coorte su malattie croniche in relazione all’esposizione a PCB
I policlorobifenili (PCB) sono una classe di composti organici che comprende 209 diversi congeneri la cui struttura è assimilabile a quella del bifenile i cui atomi di idrogeno sono sostituiti da uno fino a dieci atomi di cloro [1]. Le miscele di PCB sono state usate a partire dagli anni 30 in un’ampia gamma di applicazioni: fluidi dielettrici per condensatori e trasformatori, fluidi per scambio termico, fluidi per circuiti idraulici, lubrificanti e oli da taglio, nonché come additivi in vernici, pesticidi, carte copiative, adesivi, sigillanti, ritardanti di fiamma e fissanti per microscopia.
Il loro ampio uso commerciale nasceva principalmente dalla loro elevata stabilità chimica, da cui la sostanziale non infiammabilità, e da utili proprietà fisiche quali l’essere degli isolanti termici ed elettrici.
L’uso dei PCB è andato declinando dagli anni settanta, a causa dell’allarme ambientale sorto attorno ad essi che ha portato al bando della loro produzione in numerose nazioni, inclusa l’Italia. Gli effetti acuti più comunemente osservati sull’uomo per esposizione ad alte dosi di PCB diossino-simili sono la cloracne e le eruzioni cutanee. La Convenzione di Stoccolma sugli inquinanti organici persistenti pone dal 2001 tra i suoi obiettivi l’eliminazione o diminuzione d’uso di alcune sostanze nocive per la salute umana e per l’ambiente, gli Inquinanti Organici Persistenti (POP) tra cui i PCB: negli ultimi anni la contaminazione da PCB umana e ambientale è in diminuzione [2-4] .