Dal Vietnam a Brescia e ritorno sulle tracce della diossina


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  • Data di creazione 11 Settembre 2013
  • Ultimo aggiornamento 9 Maggio 2023

Dal Vietnam a Brescia e ritorno sulle tracce della diossina

Un grande fotografo d’inchiesta sul “sentiero di Ho Chi Minh”

Il “caso Caffaro” , insieme alla fatica della ricerca ed alla pena per il grave inquinamento emerso, è stato per me occasione di incontri e conoscenze con tante persone di grande qualità. Ultimo, Livio Senigalliesi, un fotografo d’inchiesta, che in seguito ho scoperto essere tra i più quotati a livello nazionale. Livio da alcuni mesi si interessa al “caso Caffaro”, ma solo poco tempo fa mi ha confessato come fosse giunto a Brescia, partendo dal Vietnam. Nel 2011 aveva ripercorso il “sentiero di Ho Chi Mnh” addentrandosi attraverso la foresta nelle zone dove si era combattuto 40 anni fa, una superficie di oltre 30.000 chilometri quadrati del Sud del Vietnam, sulla quale gli aerei degli Stati Uniti avevano cosparso enormi quantità di un potente erbicida defoliante per distruggere le riserve alimentari dei vietnamiti comunisti ma soprattutto le coperture arboree che li proteggevano: l’obiettivo era quello di diradare la foresta per permettere di fotografare e quindi bombardare con i B52 le basi militari dei vietcong. Si trattava di ben 80 milioni di litri del cosiddetto Agent Orange, contenenti 366 chilogrammi di diossina altamente tossica. “Volevo capire la portata del problema e ho incontrato famiglie di contadini che hanno figli segnati per sempre nel corpo e nella mente. La condizione delle persone affette dalla ‘sindrome da Agente Arancio’ è terribile”, scrive sul suo sito Livio nella presentazione del suo straordinario reportage in cui documenta con immagini di cruda efficacia le conseguenze subite dalla popolazione vietnamita

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