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- Data di creazione 6 Ottobre 2011
- Ultimo aggiornamento 6 Maggio 2023
Osservazioni all’Atto di indirizzi per il Consiglio Regionale ai sensi del c. 3 art. 19 L. R. 26/2003 in materia di programmazione della gestione dei rifiuti
La Regione Lombardia non ha ancora reso lo smaltimento un’opzione residuale: meno della metà dei suoi rifiuti va a recupero di materia.
La Direttiva 2008/98/CE prevede la realizzazione dell’obiettivo di una società orientata a massimizzare il riciclaggio, ossia il recupero di materia da rifiuti. Il nuovo Piano regionale Rifiuti deve orientarsi decisamente in questa direzione, favorendo anche con sussidi l’avvio di nuove tecnologie e impianti, ove necessari, per garantire i tassi di riciclo che saranno richiesti nei prossimi anni.
Come affermato al p.to 2.3.6 dell’Atto di indirizzi, in varie zone del territorio lombardo i rifiuti riciclabili superano quelli destinati a smaltimento; in futuro tale tendenza si accentuerà. Pertanto riteniamo che il vincolo impiantistico che deve prevalere non è il numero di inceneritori (13), che sicuramente risulteranno (come già accade nel centro Nord Europa) sovradimensionati, ma la potenzialità complessiva di riciclo da rifiuti urbani.
Questa strategia comporta, tra le altre cose, che i rifiuti saranno sempre più fonte di reddito, lavoro, ricerca, per il territorio lombardo, a favore di imprese medio piccole, diffuse sul territorio, anche specializzate tecnologicamente. La strategia delineata nell’attuale Piano Regionale invece favorisce le grandi corporazioni pubbliche e private, sradicate dal territorio e dai bisogni dei cittadini. Esse hanno il core business nella produzione di energia, con emissioni locali a carico dei cittadini lombardi, e collocazione del prodotto (energia, servizi di smaltimento rifiuti anche speciali) anche fuori regione e all’estero.