Brescia – Caffaro

Caffaro Brescia

Caffaro, diossine, PCB

2001

Il 13 Agosto del 2001 “La Repubblica” lancia in prima pagina un’inchiesta scoop, di Giovanni Maria Bellu e Carlo Bonini, A Brescia c’è una Seveso bis, denunciando lo stato di grave inquinamento ambientale del territorio bresciano a sud dell’azienda sulla base delle anticipazioni della ricerca durata 4 anni sulla storia della Caffaro e che sarebbe uscita a Settembre del 2001, edita da Jaca Book (Marino Ruzzenenti, Un secolo di cloro e… PCB. Storia delle industrie Caffaro di Brescia, Jaca Book, Milano 2001,pp. 595).

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Marino Ruzzenenti – Un secolo di Cloro e… PCB. Storia delle industrie Caffaro di Brescia 81.44 KB 19 downloads

L’incerta storia della chimica, in Italia, sembra destinata a svolgersi fra ricostruzioni…

Brescia viene scossa come da un lungo sonno: la rimozione secolare non è più possibile, anche se non mancano le reazioni scomposte di chi invoca la necessità di “disinnescare la bomba d’agosto”, lamentando “allarmismi infondati”.

Purtroppo non sono mancate parole in libertà, tese maldestramente a rassicurare la popolazione che non vi era nessun problema.

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Le autorità bresciane e il “Caso Caffaro”. Conflitti d’interessi e fanfaluche 21.14 KB 12 downloads

Avv. Giuseppe Onofri, vicesindaco di Brescia conflitto d’interessi: è l’assessore…

Le istituzioni, comunque, sono costrette a mettersi in moto: l’Asl costituisce una Commissione scientifica per indagare, l’Arpa si attiva per monitorare il territorio, il Comune riunisce un’equipe di esperti.

La popolazione inquinata si costituisce in Comitato popolare contro l’inquinamento zona Caffaro, assistito da un Comitato tecnico scientifico indipendente, che si riunisce a Brescia il 18 Dicembre 2001.

D’altro canto il Comitato popolare, dopo aver organizzato diverse assemblee della popolazione interessata, molto partecipate, diffonde il 18 aprile 2002 un opuscolo informativo per i cittadini.

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Documento conclusivo della riunione del Comitato Tecnico Scientifico Indipendente del 18 Dicembre 2001 79.98 KB 14 downloads

Il Comitato tecnico scientifico indipendente, di supporto all’azione del Comitato…

I primi risultati delle indagini dell’Arpa sui terreni e delle analisi dell’Asl sugli alimenti e sul sangue umano non solo confermano la gravità dell’inquinamento, ma evidenziano come questo sia superiore a quanto paventato dallo stesso Comitato popolare.

Le indagini, man mano che proseguono, rilevano che, ancor più importante dell’inquinamento da PCB, risulta la contaminazione da diossine e che questa interessa un’area sempre più vasta che sostanzialmente coincide con il cosiddetto cono o pera Caffaro: cioè quella porzione di città a forma triangolare, con al vertice a nord la Caffaro e la base oltre i confini meridionali del Comune, cono che storicamente ha subito le emissioni inquinanti della Caffaro, di 6,5 km di altezza per oltre 2 km di base, pari a un’area di circa 7 km2.

Per tentare di aggirare la bonifica Il Comune commissiona un’analisi di rischio che eleverebbe di 290 volte i livelli accettabili di PCB nei terreni.

Particolarmente contraddittorio, dunque, il comportamento del Comune di Brescia, troppo condizionato dal conflitto di interessi con la proprietà della Caffaro, la galassia Hopa, più nota come “i furbetti der quartierino“.

Vanno segnalati anche alcuni studi e convegni realizzati sul “caso Caffaro”.

2002

Già nei primi mesi di indagini si comprende che l’inquinamento è straordinariamente esteso sia in profondità (oltre 30 cm), sia territorialmente e con picchi di concentrazione degli inquinanti, per quanto riguarda i PCB, di migliaia di volte oltre i limiti.

Si scopre che sotto la Caffaro, all’interno del perimetro aziendale si è depositata una vera e propria bomba ecologica, con il terreno intriso, anche per diversi metri di profondità, di quantità impressionanti di PCB, solventi clorurati, DDT, arsenico, metalli pesanti; e la stessa falda è contaminata.

Comincia ad emergere, quindi, che l’inquinamento da PCB si accompagna ad un importante inquinamento da diossine. A Brescia si diventa inevitabilmente esperti della tossicità di queste sostanze per l’ambiente e per la salute umana.

La salute umana, per l’appunto, perché i PCB sono accumulati dai vegetali e dagli animali che se ne nutrono e quindi vanno a concentrarsi nell’uomo, al vertice della catena alimentare: i livelli di PCB nel sangue dei bresciani in generale e di chi si è alimentato con cibi prodotti nella zona a sud della Caffaro risultano particolarmente elevati.

Da qui la necessità di interdire alla popolazione inquinata qualsiasi uso del terreno, anche solo a scopo ricreativo.

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Caffaro di Brescia, un secolo di veleni 240.57 KB 12 downloads

Per affrontare il “caso PCB”occorre fare un passo indietro nel tempo, alle origini…

2003

Nel 2003 viene discussa una tesi di laurea all’università di Tampere in Finlandia su come il contesto ambientale ha vissuto il problema.

Dalla dottoressa Nina Nygren, dell’Università di Tampere (Finlandia), neo laureanda (2003) con una tesi sul “caso Caffaro” ci giungono suggestioni straordinariamente stimolanti, perché esprimono un punto di vista distante e forse per questo anche lungimirante:

“Nel caso Caffaro […] si é parlato poco o nulla nelle discussioni pubbliche dei rischi ambientali, cioè i rischi per la natura, per l’ecosistema. […]. É mancata la discussione pubblica sul passato: chi é responsabile dell’inquinamento? La fabbrica, le autorità di controllo, il Comune di Brescia, il governo nazionale per non aver fatto leggi in materia? Ci sono responsabilità individuali o solo collettive? […] Un caso così grave non può continuare per cent’anni senza che ci sia un vero problema del sistema: ma questo esiste ancora? Chiudere gli occhi sul passato significa continuare a incontrare eventi simili in futuro”.

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Riassunto di tesi di laurea di Nina Nygren (2003) Naarasleijonan kutkat. Saastumistapaus italialaisessa teollisuuskaupungissa 28.77 KB 13 downloads

Un caso di inquinamento in una cittá industriale italiana. Universitá di Tampere. …

2004

Il 2 e 3 Aprile 2004 il Comune di Brescia promuove un convegno internazionale nel quale il Comitato popolare presenta un proprio intervento critico.

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Intervento del Comitato Popolare contro l’inquinamento zona Caffaro per il convegno del 2 – 3 Aprile 2004 99.04 KB 13 downloads

Ho ricevuto nei giorni scorsi la sintesi della tesi di Laurea della dottoressa Nina…

2005

Proseguono negli anni 2003 e 2004 le indagini e si precisa sempre più la dimensione del disastro ambientale che ha colpito la porzione sud-ovest della città di Brescia (circa 20-25 mila abitanti): anzi, si scopre che la contaminazione, ovviamente, non ha rispettato i confini amministrativi e a sud, trascinata dalle rogge, ha toccato anche il comune di Castelmella, fino a dove le rogge stesse si immettono nel fiume Mella.

Il Comune tenta di sottrarsi ai doveri della bonifica commissionando un’analisi di rischio che eleverebbe i livelli accettabili dei PCB nei terreni di 290 volte: l’operazione viene bloccata dall’intervento critico di tecnici e scienziati indipendenti.

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Nota sulla valutazione del rischio per l’esposizione derivante dalla contaminazione del suolo nel Comune di Brescia limiti per i PCB DM 471/99 59.32 KB 11 downloads

La questione dei limiti dei PCB a Brescia è da tre anni tema di controversia, in…

Di conseguenza le Ordinanze del Sindaco di Brescia di interdizione a qualsiasi uso dei suoli si estendono a Chiesanuova (Ordinaza 2) e alla Noce – Fornaci (Ordinanza 3).

Vengono compiute anche le prime indagini epidemiologiche, che, nonostante limiti intrinseci, evidenziano rischi per la salute.

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Caffaro di Brescia: si estende l’inquinamento da PCB e diossine 151.23 KB 12 downloads

Tornare sul caso Caffaro è d’obbligo perché, con il procedere delle indagini,…

2007

Infine il 9 Giugno 2007, su iniziativa di Medicina Democratica, si realizza un convegno a Brescia in cui tra l’altro si fa il punto sulla situazione alla luce dei nuovi dati dell’Arpa sull’estensione dell’inquinamento in particolare dei terreni agricoli e della falda, e delle notizie trapelate relative alla contaminazione da diossine del sangue dei bresciani; in quell’occasione si affronta anche il problema delle responsabilità.

La vicenda, è ovviamente, tutt’altro che conclusa, essendo del tutto aperto il problema complesso e costosissimo della bonifica.

Tuttavia si può dire che, in questo caso, l’ambientalismo indipendente ha ottenuto risultati di assoluto rilievo, innanzitutto nel far emergere un disastroso inquinamento ambientale per decenni occultato ed in secondo luogo, ma primo per importanza, nel tutelare le popolazioni inquinate, interrompendo una grave esposizione al rischio per la loro salute.

2008

Nella seconda metà del 2008, sono stati pubblicati nuovi documenti sia da parte dell’Asl di Brescia, sia su riviste internazionali: le principali novità sono riferibili all’analisi di rischio effettuata sul “sito Brescia Caffaro” dall’Istituto superiore di sanità ed ai dati sulle diossine nel sangue e nel latte materno.

2009

Il 2009 si apre con una notizia clamorosa: la Snia decide la messa in liquidazione della Caffaro e Brescia si ritrova con una “bomba ecologica” in mezzo alla città da gestire.

Quindi si prosegue con la pubblicazione dei risultati della seconda campagna di monitoraggio dei microinquinanti nell’aria ambiente effettuata dall’Iss, nonchè delle Determinazioni della Conferenza dei servizi decisoria del Ministero dell’Ambiente, che ripropone la centralità del problema della falda.

L’anno si chiude con la sigla dell’accordo di programma finalizzato ad avviare la bonifica e con la constatazione, però, che i fondi sono del tutto insufficienti. E quando la bonifica parte, nei giardini di via Nullo, subito il cantiere è sequestrato dalla Magistratura.

2010

Nel 2010 si compie un ulteriore passo verso lo smantellamento della Caffaro di Brescia, con la messa in vendita di quel poco che resta di attività, mentre da Roma giunge l’ennesimo annuncio sull’avvio della bonifica. Ma con quali soldi? Disposta l’archiviazione del procedimento penale. In agosto torna alla ribalta l’inquinamento della falda: sempre più grave e preoccupante.

2011

Il 2011 è l’anno del decennale dallo scoppio del “caso” e anche l’anno in cui la Caffaro viene liquidata, per cui sembra necessario trarre un primo bilanco di quanto si è fatto e dei problemi aperti. Per la prima volta, su una rivista internazionale, si riconoscono i danni provocati alla salute dai PCB.

2012

Nel 2012, dopo oltre 10 anni dalla “scoperta” della gravissima contaminazione da PCB e diossine, lo scandalo della mancata bonifica diventa sempre più insostenibile: i cittadini si ribellano, mentre viene presentato un ricorso alla Commissione dell’Unione Europea per infrazione al diritto comunitario. Confronti con altri siti inquinati da diossine (Campania, Mantova e Taranto) evidenziano l’eccezionalità del “caso Caffaro”, su cui, nonostante i tentativi di rimozione, tornano ad accendersi i riflettori.

2013

Il 2013 dovrebbe far ripartire la bonifica del fazzoletto di terra di via Nullo, mentre conferma la beffa del pagamento dell’Imu per i terreni inquinati.

Sempre stato d’allerta per la falda, mentre si evidenzia la grave contaminazione da diossine subita da un neonato attraverso il latte materno inquinato.

Novità preoccupanti, inoltre, inducono a riconsiderare l’eccezionale gravità della contaminazione bresciana ed i rischi per la salute: l’Oms rivaluta la cancerogenicità dei PCB inserendoli nel gruppo 1 dei cancerogeni certi per l’uomo; il progetto Sentieri rende noti dati allarmanti sull’incidenza dei tumori a Brescia.

Il 31 marzo “Presadiretta” di Rai3 dedica un’intera puntata al “caso Caffaro” e a Brescia si “scopre” di nuovo il gravissimo inquinamento da PCB e diossine.

Lettera ai candidati a sindaco di Brescia per far partire davvero la bonifica, che riceve in generale un positivo riscontro.

Italia Nostra solleva il problema della continua dispersione in ambiente dei PCB, mentre l’Asl di Brescia continua imperterrita nel suo “negazionismo”, perdendo ogni credibilità.

Intanto si sviluppa un acceso dibattito tra esperti sul rapporto tra contaminazione da PCB e tumori a Brescia.

Nuove conferme che l’Ordinanza sindacale non è in grado di evitare l’esposizione dei cittadini, i quali, esasperati, si fanno sentire con numerose iniziative pubbliche e clamorose proteste.

Anche per questo le nuove indagini sui terreni richiedono una previa revisione in senso restrittivo dei limiti per i PCB e la misurazione dei PCB – diossina simili.

Ciononostante, in palese contraddizione con l’analisi di rischio, l’Ordinanza sindacale della nuova Amministrazione emanata il 25 luglio alza i limiti accettabili per la fruizione dei giardini pubblici e privati.

Nel frattempo viene annunciata l’imminente chiusura definitiva di ogni attività produttiva all’interno della Caffaro: chi dovrà gestire la “bomba ecologica”?

Il 15 Agosto il quotidiano “la Repubblica”, a 12 anni esatti di distanza dal primo scoop, dedica un ampio servizio al “caso Caffaro”.

Il 14 e 15 ottobre si tiene a Brescia un importante convegno nazionale sui siti inquinati.

Dal Vietnam scopriamo inquietanti analogie con Brescia: stessi livelli di contaminazione da diossine con Brescia, ma forse anche stessa tecnologia di bonifica.

Intanto diversi organi di stampa nazionali si occupano del “caso Caffaro”.

Crescono le critiche alla “bonifica all’italiana”, con l’innalzamento dei limiti senza alcuna analisi di rischio, prefigurata dalla nuova Ordinanza sindacale: anche Medicina democratica, a fianco dei Comitati bresciani, scende in campo perché venga ritirata.

2014

Il 2014 si apre con l’ennesima iniziativa negazionista dell’Asl di Brescia, che in una Guida al cittadino ignora la contaminazione da diossine e sottostima quella da PCB: di nuovo scende in campo Medicina democratica per chiederne il ritiro ed il cambio dei vertici Asl.

TV7 del TG1 si occupa del caso Caffaro in un pregevole servizio. Per la bonifica, fino a tutto marzo, solo annunci e tante criticità. Persiste il “negazionismo” dell’Asl, secondo la quale per i PCB (le diossine sono sempre ignorate) non vi sarebbero problemi: “Tutto OK!

I media nazionali tornano ad occuparsi del “caso Caffaro”. Ai primi di maggio viene pubblicato su “Epidemiologia & Prevenzione” il Terzo Rapporto dello Studio Sentieri che attesta un’elevata incidenza dei tumori nel Sin Brescia – Caffaro.

Neppure queste evidenze scientifiche inoppugnabili scalfiscono il cocciuto “negazionismo” dell’Asl di Brescia, un vero e proprio ostacolo per il processo di bonifica. Bonifica che procede a piccoli passi e sembra smarrire un Piano generale di interventi.

Torna sul tavolo del Ministero dell’Ambiente e dell’Iss la controversia sull’Ordinanza sindacale che alza i limiti per PCB e diossine. Il 13 giugno i Comitati e Medicina democratica promuovono un importante convegno per fare il punto sulla situazione, molto partecipato da un numeroso pubblico.

Vengono pubblicati i dati di una nuova indagine dell’Arpa sui terreni, che, confermando quanto già si sapeva, estende l’area inquinata.

Inviata all’Ue la sesta integrazione della Denuncia per inadempimento del diritto comunitario. Si apre, per la prima volta, una possibilità per i cittadini inquinati e per il Comune di Brescia di ottenere il risarcimento dei danni subiti.

L’Asl di Brescia tiene un convegno in casa degli industriali, una sede che suscita legittime proteste. Nuove smentite al “negazionismo” dell’Asl. Occorre rilanciare un Piano generale di bonifica, contrastando il “negazionismo” dell’Asl ed il “riduzionismo” del Ministero e del Comune.

La scandalosa Ordinanza sindacale si arricchisce di un nuovo clamoroso elemento: a Brescia “liberati” parchi molto più inquinati di quelli vietati a Taranto dalle Autorità.

L’anno si chiude con l’archiviazione da parte dell’Ue della pratica per inadempimenti al diritto comunitario: le Autorità italiane sono tornate ad occuparsi del problema… Almeno per ora.

2015

Nel 2015 il problema della bonifica rimane il grande tema critico irrisolto e che ancora si evita di affrontare nella sua complessità.

Per di più, nuove approfondite indagini dell’Ersaf rilevano nei terreni, in aggiunta a diossine e PCB, numerose altre sostanze tossiche disperse dalla Caffaro: un quadro, se possibile, ancor più grave.

Una buona notizia viene dall’avvio di un procedimento penale per bancarotta contro alcuni amministratori dell’ex Snia-Caffaro. La cattiva notizia è che, invece, a livello civile, il Ministero dell’Ambiente, per ora, ha registrato un primo insuccesso nel tentativo di chiedere all’ex Snia Caffaro di assumersi gli oneri della bonifica.

Per questo è quanto mai urgente elaborare un Piano generale di bonifica, pretendere dal Governo adeguati finanziamenti e ricercare tecnologie alternative alla semplice “migrazione” dei terreni contaminati.

L’arsura dell’estate caldissima ha riproposto il tema dell’Ordinanza sindacale e dell’apertura al pubblico dei Parchi “mediamente inquinati”, purché “inerbiti”: ma l’erba è stata distrutta e seccata dalla siccità!

Anche grazie all’ideazione di questa Ordinanza “creativa”, l’Asl di Brescia ha portato a compimento il suo progetto “negazionista”: nel Sin Caffaro è tutto OK!

L’Arpa ha pubblicato la nuova indagine sullo stato della falda, a 10 anni dalla prima: se possibile, ancor più contaminata da PCB, mercurio, tetracloruro di carbonio, triclorometano, cromo VI, di-tri-tetracloroetilene.

Presentata a Brescia, l’11 Dicembre, un’analisi critica indipendente dell’epidemiologo Paolo Ricci sul tema controverso del rapporto tumori, ambiente, Sito Caffaro.

In un incontro con l’Arpa ed il Commissario alcuni Comitati fanno il punto sulla bonifica, ben lontana dal trovare una soluzione. Un dato clamoroso rivela che a Brescia sono uscite in ambiente diossine in quantità da 20 a 500 volte quelle uscite a Seveso.

Smentito il negazionismo dell’Asl.

Intanto nella legge di stabilità non un euro per la bonifica.

2016

Il 2016 inizia sotto i peggiori auspici.

Il 31 marzo è l’occasione per fare il punto dopo 3 anni dalla “riscoperta” del caso grazie a “Presadiretta”: una sequela di tentativi di insabbiamento per giungere alla conclusione che la bonifica non si può e non si deve fare.

Incredibilmente si muove in tal senso una richiesta del sindaco di Brescia per ridurre ai minimi termini il perimetro del sito inquinato. Pronta la reazione argomentata dei Comitati dei cittadini inquinati.

Costretti a cambiare rotta dalla grande manifestazione dei Dodicimila del 10 aprile, gli amministratori locali vanno a Roma, ma, sempre con il cappello in mano, si accontentano delle briciole. Il Ministro dell’Ambiente Galletti fa il punto sullo stato dell’arte del Sin Brescia – Caffaro, in risposta ad un’interpellanza dei parlamentari del Movimento 5 Stelle.

Il caso Caffaro diventa una magistrale opera teatrale.

Il Ministero dell’Ambiente, il 10 maggio, mette in riga il Comune di Brescia ed il Commissario straordinario spiegandogli che non si può rinunciare alla bonifica perché mancano i finanziamenti.

In agosto “Medicina Democratica” pubblica un ampio saggio di aggiornamento sul “caso Caffaro”. A 15 anni dalla “scoperta” del “caso Caffaro”, per le bonifiche un consuntivo deludente. L’anno si chiude con l’Ats che sconfessa l’Organizzazione Mondiale della sanità: i PCB non provocano i melanomi. Ultima (?) tappa del “negazionismo” dell’Ats, ex Asl, che ne mina la credibilità.

2017

Nel 2017 prosegue il tormentato percorso del “Sin Caffaro”.

Presentata alla stampa, il 13 Marzo, una Nota degli ambientalisti sulla bonifica del Sito Caffaro: bene il progetto per la messa in sicurezza dell’area industriale, malissimo la mancanza di ogni intervento per i terreni esterni dove vivono oltre 25.000 cittadini, vittime dell’inquinamento, abbandonati dalle istituzioni. Per discutere della Bonifica Caffaro, i comitati incontrano il commissario Moreni il quale ribadisce di non volersi occupare dei cittadini inquinati.

ll 20 Luglio 2017 l’Ersaf presenta in un convegno lo stato dell’arte delle sperimentazioni di bio-bonifica. Iniziative interessanti, ma risultati da verificare. Emerge un dato allarmante: i PCB misurati dall’Arpa sottovalutati del 60%!

Il 21 Luglio l’ospedale civile di Brescia, segnalando l’anomala alta incidenza dei tumori al seno nel Bresciano, ipotizza tra le cause il “passato industriale”, mentre l’Oms ha evidenziato una relazione tra PCB e tumori al seno: imbarazzo per il “negazionismo” dell’Ats che non dice nulla.

Ancora cattive notizie per il Sin Caffaro: un’inchiesta di Andrea Tornago riscopre le vergognose coperture godute dalla Caffaro per i PCB negli anni Settanta, mentre la vergogna continua ancora oggi con le istituzioni che non fissano i limiti per i PCB nello scarico, fonte del disastro ambientale; viene riproposto dalla stampa nazionale il groviglio di conflitti di interessi causa dell’esito infausto che ha salvato la Caffaro dalla prescrizione “chi inquina paghi!”: di conseguenza i pochi soldi pubblici vengono destinati dal Commissario Moreni solo al sito industriale, causa dell’inquinamento, abbandonando i cittadini inquinati a convivere con i PCB.

Mentre sembra che si avvii la progettazione per la messa in sicurezza definitiva del sito industriale, forse possono tornare di attualità alcune proposte per il riuso del settore direzionale in muratura della Caffaro.

Si parla ancora di Caffaro in un’importante inchiesta di Marina Forti pubblicata su “Internazionale” e su un murale dell’artista Andreco per immaginare la bonifica. La giustizia sancisce che sui terreni inquinati non va pagata l’Imu, nonostante la contrarietà del Comune di Brescia.

2018

Nel 2018 viene resa pubblica dall’Arpa la nuova indagine sullo stato della falda che evidenzia alcune criticità: non adeguato sbarramento del sistema di tenuta in sicurezza della falda da parte di Caffaro e peggioramento della contaminazione da Cromo VI della galvanica Baratti Inselvini.

L’Ats pubblica una nuova indagine epidemiologica sulle malattie croniche da cui emerge che i PCB provocano ipertensione, cardiopatie e demenze.

Si era “ripartiti” 5 anni fa con il sindaco Del Bono che voleva fare del Sin Caffaro un “caso europeo”. Dopo oltre 2 anni di gestione commissariale questo è il risultato: il sito inquinato è stato di fatto cancellato invitando i cittadini a convivere con PCB e diossine; i possibili finanziamenti sono stati di fatto azzerati, ridotti di 20 volte dall’Ispra nel 2016 da 1.452.807.700 a circa 70.000.000 euro; l’Autorità competente ha fatto di tutto, sul piano legale, perché “chi ha inquinato non pagasse”. Il tutto nel silenzio assordante della politica!

2019

Nel 2019 il “caso Caffaro” torna sotto i riflettori dei mass media nazionali: Presadiretta, TVsette di Rai1 e il Tg3. Continua lo stato di grave inquinamento della falda.

Il 7 Giugno entra in vigore il DM 46/2019 che abbassa notevolmente i limiti per le diossine nei terreni agricoli: molto da rivedere per il Sin.

A giugno presentati i risultati conclusivi, francamente deludenti, del Progetto Ersaf per la biobonifica dei terreni agricoli.

A Luglio inizia l’esame del Progetto Operativo di Bonifica e Messa in sicurezza permanente predisposto da Aecom per lo stabilimento Caffaro.

Viene pubblicato il Quinto Rapporto Sentieri: il Sin Brescia-Caffaro si conferma con preoccupanti criticità per i tumori.

A Ottobre “riesplode” il caso Caffaro per la scoperta a Brescia con 3 mesi di ritardo che vi sono all’interno dello stabilimento fonti attive di dispersione di mercurio e cromo.

Nel frattempo tutti si dimenticano del “popolo inquinato” e dei nuovi limiti delle diossine nei terreni che impongono una revisione complessiva del Sito inquinato ed un Piano generale di bonifica anche per l’esterno Caffaro.

Finalmente una buona notizia: Snia Sorin, ora Livanova, condannata al risarcimento danni, nonostante l’ignavia e l’insipienza del Comune di Brescia.

Intanto la gestione del Sin sembra rimettersi in carreggiata: vedremo se seguiranno i fatti. Sempre controversa l’annosa questione dell’acquisizione pubblica del sito industriale.

Poiché sembra che si scopra solo ora il “caso Caffaro” forse vale la pena di ricostruire la storia di 18 anni di inettitudine.

Un’inquietante intervista del Direttore dell’Ispra sembra prefigurare l’ennesima rimozione.

La fine d’anno diventa sempre più infuocata: finalmente si possono conoscere le severe osservazioni critiche dell’Arpa al Piano Operativo di bonifica; incredibile accordo della politica sul fotovoltaico sui terreni agricoli inquinati; nuova grave emergenza inquinamento all’interno dello stabilimento; il 22 dicembre anche a Brescia scendono in piazza le “magliette bianche” per la bonifica dei siti inquinati.

2020

Nel 2020 torna alla ribalta il “caso Caffaro” con un opportuno incontro pubblico organizzato dal Consiglio di quartiere di Chiesanuova: si discute della controversa apertura degli orti ad alcuni prodotti, di un’Ordinanza sindacale con tante criticità e surrogato della bonifica mancata, ma anche dei diritti del “popolo inquinato”.

Finalmente, con un assurdo ritardo di troppi anni, il Comune è stato costretto dalla vergogna a cancellare l’Imu sui terreni inquinati.

Il Tavolo Basta veleni organizza un flash mob con una pantomima ironica sull’Ordinanza del cavolo del Sindaco, per festeggiare la vittoria con la famiglia Antonioli e per promuovere il Convegno sulla (mancata) bonifica Caffaro, organizzato per il 22 Febbraio.

Dall’Accademia di Brera performance di una polenta bresciana ai PCB.

La Magistratura, finalmente, sembra si stia muovendo sul “caso Caffaro”, mentre alla Caffaro di Colleferro prima condanna dei responsabili.

Dopo un iter alquanto travagliato il 4 Agosto parte formalmente la procedura, piena di incertezze e criticità, per l’elaborazione del progetto esecutivo per la bonifica dello stabilimento.

Ma i cittadini continuano ad essere abbandonati, irresponsabilmente, a convivere con diossine e PCB a livelli analoghi alla zona A di Seveso, a suo tempo evacuata, come sancisce infine l’Accordo di programma del 28 Ottobre.

2021

Il 2021 si apre con un clamoroso sequestro dello stabilimento che inquieta il “sistema Brescia”: la Magistratura interviene per imporre ciò che doveva essere fatto negli anni dall’Autorità competente, ovvero la tenuta in sicurezza d’emergenza del sito.

Va subito potenziata la barriera idraulica e vanno interrotti i percolamenti di sostanze tossiche dallo stabilimento (cromo VI, mercurio…). Ma è anche l’occasione per rimettere in careggiata tutta la gestione del “Sin Caffaro” dopo un ventennio sostanzialmente fallimentare.

Torna d’attualità l’annosa questione dei parchi “mediamente inquinati”, aperti al pubblico nonostante il rischio per la salute degli utenti: l’Istituto superiore di sanità certifica un rischio non accettabile in particolare per i bambini, perciò vanno immediatamente chiusi.

Con un ritardo di venti anni si scopre un nesso tra contaminazione da PCB e alta incidenza di tumori al fegato. Scomparse due tonnellate di PCB dallo stabilimento Caffaro.

Da studiare attentamente le motivazioni della sentenza di condanna della Caffaro di Colleferro: perché a Brescia venne tutto archiviato?

Il 4 Maggio il Tavolo Basta veleni incontra il sindaco Emilio Del Bono: il confronto sulla piattaforma in 6 punti del Tavolo è molto teso, anche in considerazione di quanto poco si sia fatto dopo vent’anni. Permangono gravi ritardi per l’avvio, pur parziale, del processo di messa in sicurezza/bonifica.

Il 18 Giugno si ha notizia della chiusura delle indagini da parte della Magistratura, con avvisi di reato sia ad esponenti di Caffaro Brescia, con il sequestro di quasi 8 milioni di euro, sia nei confronti del Commissario straordinario Caffaro, Roberto Moreni.

Il Tavolo Basta veleni incontra il nuovo Commissario straordinario Mario Nova. La Magistratura ottiene alcuni importanti risultati sul principio “chi inquina paga”: in sede penale subito 3-4 milioni di euro da Caffaro Brescia per la messa in sicurezza della falda; in sede civile risarcimenti da Livanova per 250 milioni di euro per il Sin Brescia Caffaro.

A fine novembre il Tavolo Basta veleni denuncia l’ennesima esportazione di terreni inquinati senza le dovute tutele, mentre emerge la scoperta di 80 metaboliti dei PCB, molecole più mobili in ambiente e dunque potenzialmente più pericolose.

Il 7 Dicembre viene presentato il libro Veleni negati, che fa il punto su quanto si è fatto o non si è fatto a 20 anni dalla “scoperta” del caso Caffaro, di cui altri media tornano ad occuparsi.

Mentre la bonifica tarda a partire, la Caffaro continua ad inquinare.

2022

Nel 2022 si ripropone con urgenza la riperimetrazione del Sin Brescia-Caffaro per tutelare i diritti dei cittadini al risarcimento dei danni ed alla bonifica dei loro terreni inquinati: inviata una Nota dai Comitati alle Autorità.

A Marzo viene pubblicata, con un ingiustificato ritardo di tre anni, l’indagine dell’Iss su diossine e PCB nel latte materno in Provincia di Brescia: nonostante sia stato ignorato il Sin Caffaro, i risultati sono allarmanti.

Ad Aprile viene pubblicata su “Missioneoggi” una recensione di Paolo Ricci del libro Veleni negati, che fa la storia di un ventennio di fatti e misfatti nel Sin Brescia Caffaro.

In Giugno messa in rete una potente inchiesta di “Fanpage” sulla bonifica controversa del Sin Brescia Caffaro, seguita da una analoga su “Milanotoday” di Rosy Battaglia sul Sin Brescia Caffaro.

Merita un commento lo studio sui danni provocati dai PCB al fegato umano, tra i cittadini di Anniston, in Alabama, esposti ai PCB della Monsanto, studio analogo a quello effettuato a Brescia: due città martiri che dovrebbero gemellarsi.

Infine, amaro è l’inventario di come (non) è andata la bonifica del Sin Caffaro in questo anno 2022, infausto per troppi motivi.

2023

Nel 2023 a gennaio sulla rivista “Medicina democratica” viene pubblicato un aggiornamento sul “caso Caffaro e a Roma, nell’ambito del Concorso per le scuole “Senato-Ambiente” viene premiato il progetto sul “caso Caffaro” elaborato dagli studenti della 4a A Cat dell’Istituto Einaudi di Chiari

Nel maggio il “caso Caffaro” viene ripreso in un reportage di “Altreconomia”.

Il 13 giugno all’udienza preliminare del processo Caffaro, il Comune di Brescia non si costituisce parte civile, dimostrandosi ancora una volta inadempiente nel proprio dovere di tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini.

Il 26 settembre Medicina democratica, che è stata la principale protagonista nel far emergere nel 2001 l’inquinamento da diossine e PCB e che da allora ha costantemente prodotto analisi, interventi, proposte per tutelare i cittadini e realizzare le bonifiche, viene esclusa come parte civile dal processo Caffaro, senza motivazioni plausibili. Il primo e unico processo per il disastro della Caffaro, peraltro avviato con un ritardo di un ventennio, si svolgerà senza nessuno che rappresenti il territorio e il popolo inquinato.

Il 26 settembre esce la prima puntata del Podcast Caffaro, l’ultima barriera realizzato dalle giornaliste Nuri Fatolahzadeh e Laura Fasani.

Il 21 ottobre torna sotto i riflettori la vicenda della discarica Vallosa, emersa già negli anni Settanta per la tumulazione selvaggia di fanghi intrisi di PCB della Caffaro,“riscoperta” nel 2001 e di recente oggetto di una controversa e insufficiente messa in sicurezza d’emergenza, con capping.

Il 2 novembre anche gli ultimi quattro lavoratori dell’ex Caffaro Brescia, il 2 novembre 2023, sono licenziati e lo stabilimento chiude per sempre i cancelli. Per mantenere in funzione in Caffaro la barriera idraulica interverrà per un periodo A2A: è in gioco la tutela della falda da cui attinge l’acquedotto di Brescia.

2024

Nel 2024, Il 23 aprile gli ambientalisti di “Basta Veleni” incontrano l’Assessora all’Ambiente Camilla Bianchi, per anticipare al Comune di Brescia i contenuti della Nota, Sin “Brescia Caffaro”: i terreni privati inquinati vanno bonificati e la salute dei cittadini va tutelata, che sarebbe stata inviata a tutte le autorità competenti.

Il 14 maggio le Associazioni e i Comitati ambientalisti inviano una Nota alle autorità competenti perché finalmente si occupino del “popolo inquinato”, dei loro terreni che vanno bonificati e della loro salute che va tutelata.

Il 28 giugno si è tenuto un incontro tra gli ambientalisti e il Commissario Caffaro per discutere la Nota a suo tempo inviata a tutte le Autorità competenti. Il confronto è stato utile per mettere a fuoco i programmi futuri e le criticità che ancora permangono.

A metà anno il punto sul processo di bonifica per ora caratterizzato da interventi preliminari finalizzati ad un concreto avvio prevedibile per il prossimo anno.

Nel Processo penale Caffaro, assolti in abbreviato i Commissari Cappelletto, Marinelli e Moreni. Cinque anni per arrivare alla sentenza. Mezz’ora di camera di consiglio per assolvere i tre imputati. Assenti ingiustificate le parti offese pubbliche (Comune e Governo). Non ammesse le parti civili, neppure Medicina Democratica.

La Corte di Giustizia Ue conferma la sentenza della Corte d’Appello di Milano: LivaNova, già Sorin, già Snia Caffaro deve farsi carico degli oneri di bonifica Caffaro: oltre 450 milioni di euro, di cui 250 per il sito di Brescia. Una sentenza innovativa, importante per il “popolo inquinato”, ma anche per altri “siti orfani”.

La situazione precaria del Sin Brescia Caffaro su “Il Manifesto”: l’innalzamento della falda per le continue piogge intercetta i terreni molto contaminati disperdendo ancor più inquinanti.

Un importante Rapporto della Corte dei Conti si occupa dei “siti orfani” e mette a fuoco in particolare la grave situazione del Sin Brescia Caffaro.

Inanto la falda, alzandosi per le piogge insistenti, arriva ai veleni del terreno sotto la fabbrica e disperde ulteriore inquinamento.

“Il Fatto quotidiano” sul Rapporto SIN della Corte dei Conti. Le toghe analizzano la vicenda di sei “Siti di interesse nazionale”. Il caso Brescia-Caffaro: dopo 30 anni si lavora al “progetto definitivo”.

Un’inchiesta de “ilpost.it” sulla Sentenza della Corte Ue che ha dato ragione ai giudici italiani su una lunga e complessa vicenda che riguarda Brescia, Torviscosa e Colleferro.

Chi inquina non paga, anzi paga! L’avventurosa storia di 500 milioni di euro scomparsi e poi riapparsi per le bonifiche dei siti inquinati Caffaro. Una storia ventennale, vergognosa e grottesca, a lungo per non far pagare gli inquinatori, ma con finale sorpresa: grazie a giudici capaci e coraggiosi vince il principio “chi inquina paga!”.  Una lezione per i “prenditori furbetti”, impegnati a pretendere prebende pubbliche e svelti a scaricare su “pantalone” i costi ambientali e sociali delle loro imprese.  

La sindaca di Brescia promette che le nuove risorse provenienti da LivaNova debbano servire per i terreni privati, fino ad ora del tutto trascurati. Una Nota dei Comitati ambientalisti indica che cosa occorre fare con la massima urgenza per passare dalle parole ai fatti.